mercoledì 30 ottobre 2013

Pillole sul tartufo

IL TARTUFO

«Il tartufo non è per certo un vero afrodisiaco, ma esso può,
in talune occasioni, rendere le donne più arrendevoli e
 gli uomini più desiderosi di piacere»
Brillat-Savarin

Guardando un tartufo sorge spontanea una domanda: “Come è saltato in mente agli esseri umani di usarlo in cucina?”. Ed è una domanda legittima: il tartufo è un fungo ipogeo (cioè sotterraneo) e ha l'aspetto di una patata andata a male, sporca di terra. L'unico elemento che lo tradisce è il suo odore: penetrante ed avvolgente, come quello della terra bagnata dalla pioggia. E forse sarà stato proprio questo profumo ad attirare un cane o un maiale, che un giorno di qualche millennio fa trascinò il suo padrone ai piedi di un faggio o di un nocciolo, cominciando a scavare fino ad estrarre quella strana patata. La storia del tartufo è infatti antica: usato in cucina nell'Antica Grecia, giunse fino a Roma, dove venne apprezzato come cibo raffinato. Durante il Medioevo e il Rinascimento rimase appannaggio degli aristocratici ma venne demonizzato: il suo odore e sapore sembrava smuovere gli animi risvegliando istinti erotici, da reprimere e risotterrare, come i tartufi. Infine dobbiamo la sua riammissione nel mondo moderno al botanico Carlo Vittadini, che nel 1831 scrisse un libro intitolato “Tuberacearum”, inaugurando lo studio e la classificazione del tartufi.

Oggi la grande distinzione è tra tartufo bianco e nero: fra i primi, più pregiati, troviamo il Tartufo Bianco d'Alba e il bianchetto; tra i neri: il nero pregiato, estivo, uncinato e lo scorzone. La difficoltà di reperibilità gli è valsa la denominazione di “oro nero”: un chilo di tartufo bianco fresco può arrivare a costare 2.400 euro! Ma non lasciatevi intimidire: bastano pochi grammi, una grattugiata, per effondere il suo aroma ed esaltare i sapori dei vostri piatti.


Gentile Concessione Dott.ssa Testa